Umberto Riva



Umberto Riva, nasce a Milano nel 1928. Studia Architettura allo IUAV di Venezia seguendo le lezioni di Carlo Scarpa. Dopo la laurea, conseguita nel 1959, torna a Milano e intraprende la professione di architetto orientando la propria ricerca nel segno degli insegnamenti di Scarpa ma anche guardando all’opera di maestri come Wright, Le Corbusier, Mackintosh, Chareau, Gaudì; a partire da questi riferimenti persegue una personale e raffinatissima direzione progettuale fatta di colte suggestioni, ragionamenti empirici e innumerevoli disegni. In oltre sessant’anni di carriera ha realizzato architetture, piani urbanistici, interventi di restauro, industrial design, residenze, spazi espositivi, edifici pubblici e opere d’arte. Rifiuta gli estremismi, i dogmi e soprattutto lavorava dialogando sempre con il contesto. Le committenze più frequenti sono inizialmente case unifamiliari, case vacanze e case estive, interventi dove mette in stretta relazione lo spazio interno con l’ambiente circostante. Tra le prime opere realizzate ci sono: Casa di Palma a Stintino in Sardegna (1958-60), Casa a Oliveto Lario progettata con e per l’amico architetto Giacomo Scarpini (1962), Casa Berrini a Taino (1967-68) e Casa Ferrario a Osmate (1975). Interventi molto diversi tra loro, con committenze colte e aperte alla sperimentazione. A questo tema si dedica spesso nei decenni a seguire, divenendo un vero maestro della composizione dello spazio domestico; seguono tra le altre case, Casa Insinga (1989) a Milano e Casa Miggiano a Otranto (1991-1996).Nei panni di designer Umberto Riva rivela un approccio che intreccia pittura e architettura, arte e costruzione, design e artigianato. Collabora con numerosi brand internazionali come Barovier&Toso, Bellato, Bigelli Marmi, Driade FontanaArte, Francesconi, Montina e Tacchini. Sono sostanzialmente due i filoni che esplora: quello dei “vetri illuminati”, il modo in cui l’architetto milanese definisce le sue lampade, in cui si riflette la ricercatezza formale e sperimentale, il suo gusto artistico spesso ispirato da opere di grandi pittori, come nella lampada E63 (1963), concepita per un concorso bandito da Artemide, ma base per lo sviluppo di molte sue successive creazioni (la lampada Franceschina per FontanaArte progettata con Francesca Riva, 1989; la lampada Gi-Gi per FontanaArte, 1990) prodotta con Bieffeplast e recentemente rieditata da Tacchini; e poi c’è il filone degli arredi visti in risposta alla creazione architettonica e quindi alla ricorrenza di matrici e misure geometriche, in una continua riflessione che lo porta ad avere “sempre l’impressione di lavorare allo stesso progetto”. Nei componenti di arredo, inoltre, mostra la dualità tra la sperimentazione contemporanea e il gusto classico, dalle linee semplici ed essenziali, oltre ad una spiccata inclinazione nella scelta del legno come materiale di elezione, sedotto dalle architetture nordeuropee e dalle spazialità di Alvar Aalto.Altro campo di ricerca per Umberto Riva è quello dei musei: nel 1994 è chiamato a ripensare alcuni spazi d’ingresso e la libreria del Palazzo dell’Arte di Milano (Triennale di Milano), confrontandosi con successo con opere preesistenti quali la grande scala di Giovanni Muzio e la Galleria al Piano Terra progettata da Gae Aulenti. Numerosi anche gli allestimenti di cui si occupa a partire dagli anni ‘70, in cui l’architetto sperimenta soprattutto una narrazione curatoriale nella definizione degli spazi museali. Tra questi si ricordano: l’allestimento della mostra “Carlo Scarpa”, presso il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, Vicenza, nel 2000 e l’allestimento della mostra “L’Italia di Le Corbusier”, presso il Museo MAXXI, Roma, nel 2012, in cui Riva si confronta con l’opera di due suoi grandi punti di riferimento. Molti i riconoscimenti ricevuti: nel 1998 viene eletto membro dell’Accademia Nazionale di San Luca di Roma; riceve due volte la Medaglia d’oro da parte della Triennale di Milano, la prima volta nel 2003 per il progetto dei Magazzini Fincantieri di Castellamare di Stabia, con Pierpaolo Ricatti e Cherubino Gambardella, e la seconda alla carriera nel 2018. Nel 2019 durante la Design Week presso la Fondazione Sozzani viene allestita una mostra a lui dedicata e proiettato un documentario sulla sua vita e sul suo approccio alla materia. Umberto Riva muore nel 2021 nella sua casa di Palermo.

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