Maurizio Duranti è nato a Firenze nel 1949, vive a Milano dove opera come architetto e designer.Ha svolto attività didattica alla Facoltà di Architettura di Genova come assistente alla cattedra di arredamento dal 1976 al 1980. Ha insegnato progettazione all’Istituto Europeo di Design a Milano dal 1984 al 1989.Ha progettato architetture, allestimenti di mostre, di negozi, di show rooms spesso pubblicati sulla stampa nazionale ed estera per le loro caratteristiche particolarmente innovative.Si occupa di industrial design dal 1990 ed ha progettato prodotti di successo per importanti aziende nei vari settori della produzione per la casa con ogni tipo di materiale e tecnologia produttiva.Inoltre è Art Director ad ampio campo d’azione di alcune aziende.Ha ricevuto riconoscimenti come il GOOD DESIGN AWARD negli U.S.A. nel ’96/’97/’98/’03/’05 e la Segnalazione d’Onore al 18° Compasso d’Oro a Milano nel ’98.Numerosi prodotti da lui disegnati sono presenti nelle collezioni permanenti dei musei: Athenaeum di Chicago, Bunkamura Design Collection di Tokio, Neue Samlung Museum di Monaco di Baviera, Museo del Design e delle Arti decorative di Gent, Victoria & Albert Museum di Londra.Sulla sua opera, oltre a numerosi articoli pubblicati sulla stampa nazionale ed estera, sono state edite le monografie: “Maurizio Duranti, Avventure Progettuali”, D.Baroni, Agepe 1991 e “Maurizio Duranti, Disegni & Design”, D.Baroni, Collana I MENIR, Ed. L’archivolto, 1993.Tra le mostre personali ricordiamo: “Oggetti d’uso in legno e ceramica” (Milano 1988), Metafora dell’oggetto (Milano 1988), La casa mediterranea (Bologna 1991) Avventure Progettuali (Bologna 1991), La stanza della sposa (Bologna 1991) Rituali Domestici (Francoforte 1993), Going Home (San Francisco, Houston 1993), Abitare il Tempo (Verona, quasi tutte le edizioni), Good Design (Chicago ’96, ’97, ’98 e 2003).Ha partecipato a numerose mostre collettive in Italia, Germania, U.S.A, Giappone, Corea, Australia, Spagna, Belgio.I suoi oggetti sono carichi di un’ironia che si misura col vivere quotidiano. Pur avendo una profonda conoscenza dei processi produttivi e delle possibilità fisiche dei materiali, rifiuta l’immagine tecnologica in favore di un’immagine di tipo narrativo.
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