Maurizio Cattelan, nato a Padova nel 1960, è un artista che spazia dalla creazione di opere d’arte per mostre e musei alla progettazione di oggetti per la decorazione della casa. Arte, design e comunicazione si mescolano nel suo lavoro: gli oggetti non sono quindi pensati per essere funzionali, ma portatori di un’estetica molto riconoscibile e, talvolta, di un messaggio provocatorio. Nei primi anni della sua produzione artistica, Cattelan si dedica alla produzione di oggetti non-funzionanti, sculture in un certo senso concettuali realizzate saldando e assemblando elementi di recupero. Debutta ufficialmente nel 1991 alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, dove presenta l’opera “Stadium 1991”: un lungo tavolo da calciobalilla davanti al quale si fronteggiano 11 giocatori della squadra del Cesena e altrettanti immigrati senegalesi, impiegati come operai in Veneto. Come in questa occasione, Cattelan continuerà per tutta la sua carriera a proporre opere provocatorie che combinano scultura e performance. Diventa così velocemente popolare con azioni e happening che attirano l’attenzione dei giornalisti e di un pubblico sempre più ampio.Per quanto abbia sempre lavorato a cavallo di diverse discipline, l’incontro di Cattelan con il design avviene più di recente. Nel 2010 lancia la rivista “Toilet Paper”, insieme al fotografo Pierpaolo Ferrari, e si dedica per diversi anni quasi esclusivamente a questo progetto editoriale, che gli permette di indagare in modo approfondito sulle “mille vite che può avere un’immagine”. Da qui in poi sviluppa tutta una serie di progetti di comunicazione e art direction in collaborazione con aziende di moda, prodotto, design e altro: fondamentale è quella con il marchio Seletti, con il quale realizza numerose collezioni di grande successo sul mercato, arredi, complementi e oggetti concettuali ispirati all’estetica di “Toiletpaper”.Lo stesso mood è prestato a progetti di natura diversa: dalla macchinetta del caffè di Lavazza alle bottiglie in edizione limitata di Dom Pérignon, dalle campagne pubblicitarie di Kenzo alle scarpe di Santoni, fino alle illustrazioni realizzate per il New Yorker. In questo modo le sue opere escono di fatto dalle gallerie d’arte, si mescolano con moda, design, pubblicità, entrano nei negozi e, di conseguenza, nella casa delle persone, favorendo l’intenzione dell’artista di entrare in diretto contatto con le persone, senza filtri.
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