La memoria, se non dialoga con il futuro, diventa statica. La Fondazione Pio Manzù lavora invece per trasformarla in motore di innovazione, in linguaggio condiviso, in ispirazione progettuale. Lo fa ripartendo da un nome che è diventato archetipo di visione: Pio Manzù.
📐 Dal Bauhaus alla contemporaneità
Nella voce della Fondazione, la formazione di Manzù alla scuola di Ulm emerge come un’eredità viva: il rigore, la chiarezza delle forme, l’etica della semplicità. “È più facile aggiungere che togliere”, si diceva a Ulm. Una lezione che torna utile anche oggi, in un mondo dominato dalla sovrabbondanza e dalla complessità.
🌐 Progettare in orizzontale
La trasversalità è una cifra distintiva: collaborazioni con università, progetti con giovani designer, dialogo tra discipline. Non una struttura piramidale, ma una piattaforma orizzontale, dove il design diventa campo aperto. “Cerchiamo i nuovi Pio Manzù”, raccontano, digitalizzando archivi e trasformandoli in modelli 3D da reinterpretare con le tecnologie di oggi.
🧱 Tradizione e innovazione materiali
Nei progetti rivisitati dalla Fondazione, la sostenibilità prende forma concreta: materiali innovativi, oggetti storici reinterpretati, nuove possibilità tecniche che incontrano vecchi disegni. La funzionalità diventa valore prioritario, mentre l’ergonomia si riafferma come criterio chiave. “Una sedia oggi è come scalare l’Everest”, dicono, ma la sfida è ancora tutta da giocare.
🌍 Il futuro ha già una storia
Dal Centro Internazionale di Strutture Ambientali alle visioni urbane condivise con archistar e artisti, la Fondazione riattiva oggi progetti che parlavano già negli anni ’60 di città sostenibili, mobilità elettrica, colori come strumenti per il benessere. Il futuro che immaginiamo oggi era già stato disegnato da Manzù e dai suoi contemporanei. Ora è tempo di rimetterlo in circolo.
📣 La tua visione può cominciare da un archivio
💬 Se hai un progetto, una ricerca o solo una curiosità, la Fondazione è aperta al dialogo. Perché immaginare il futuro è un lavoro collettivo.