Lina Bo Bardi, nata Achillina Bo (Roma, 1914 – San Paolo, 1992), fu architetto e designer incredibilmente prolifica che dedicò la sua vita lavorativa, la maggior parte della quale trascorsa in Brasile, a promuovere il potenziale sociale e culturale dell’architettura e del design. La Bardi studiò alla facoltà di architettura dell’Università di Roma. Iniziò la sua carriera a Milano, sotto Gio Ponti. Nel 1942, all’età di 24 anni, aprì il suo studio di architettura, ma la mancanza di lavoro durante la guerra portò presto la Bardi a dedicarsi all’illustrazione per giornali e riviste come Stile, Grazia, Belleza, Tempo, Vetrina e Illustrazione Italiana. L’anno seguente, la Bardi fu invitata a dirigere la rivista Domus.Poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, Lina avviò il periodico di architettura “A Cultura della Vita” e ricoprì anche la carica di critico architettonico per il quotidiano Milano Sera. Tuttavia, poiché aveva partecipato al movimento di resistenza italiano, Lina e suo marito, il critico Pietro Bardi, nell’Italia del dopoguerra ebbero vita sempre più difficile, e un viaggio nel 1946 a Rio de Janeiro convinse la coppia a fare del Brasile la loro dimora permanente. Bardi ripristinò rapidamente il suo studio in Brasile e, insieme a suo marito, co-fondò l’influente rivista d’arte Habitat. Il titolo della rivista faceva riferimento alla concettualizzazione di Bardi degli interni ideali come un “habitat” progettato per massimizzare il potenziale umano.Nel corso dei successivi 30 anni, la Bardi parteciperà a un numero incredibile e vario di progetti, progettando case private (occupandosi sia dell’architettura esterna sia degli interni), inclusa la sua casa di San Paolo, la Glass House (1951), un primo esempio dell’uso del cemento armato nell’architettura domestica. La Bardi ha progettato mobili moderni in legno laminato usando anche i legni autoctoni brasiliani (che lei ammirava per la loro intrinseca “forza” e “bellezza”); credeva che ogni oggetto progettato dovesse assumere una forma che mostrasse la sua “logica naturale”.Il suo design più famoso è senz’altro la sedia Bowl imbottita su telaio metallico (1951). Progettata dall’architetto italo-brasiliano nel 1951, la Bardi’s Bowl Chair è una seduta semisferica, orientabile in diverse posizioni, che poggia su una struttura metallica ad anello sorretta da quattro gambe.Pensata come un oggetto dalla struttura essenziale e dalla forma universale, la Bardi’s Bowl Chair è stata prodotta industrialmente di recente da Arper in collaborazione con l’Instituto Lina Bo e P.M. Bardi in qualità di design partner e custode delle idee dell’architetto, per accertarne la rispondenza.Bardi progettò anche molti edifici pubblici, inclusi edifici per uffici, teatri, chiese e “centri ricreativi” o centri culturali come la fabbrica Pompéia (1977). È stata responsabile della progettazione di numerosi nuovi musei d’arte innovativi, tra cui il Museo di arte moderna di San Paolo (1957-68), e ha organizzato e curato numerose mostre. Inoltre, Bardi ha disegnato gioielli e creato scenografie e costumi per film e teatro sperimentali.
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